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      Col Garibaldi brevi sempre i riposi; egli primo in piedi, ed allo squillo della sua tromba ecco tutti balzare su ritti, sparpagliarsi, rimescolarsi, ricondurre i cavalli col laccio, cercare le armi, forbirle, mettersi in ordinanza, e subito dopo in marcia. Su lo imbrunire il tempo si annuvola, e si mette prima a piovigginare, poi giù acqua a brocche; verso mezzanotte arrivano a Palestrina; dove i soldati furono distribuiti per diversi conventi; toccò ai lombardi il convento degli Agostiniani, ma Agostiniani o Cappuccini od altri cenobiti usciti un dì dalle viscere del popolo, oggi atrocissimi nemici suoi e della libertà; quindi ritrosi a dare perfino ricovero ai nostri soldati i quali incolleriti si pigliarono ricovero, e cibo, e bevanda, ed altre più cose rompendo casse ed armari; dicono trovassero altresì libri, e stampe, e lettere di laidi amori; nè mi maraviglio se le rinvenissero nascoste mentre dimorando io in Genova presso il convento di San Francesco di Paola, il nipote del mio giardiniere avendomi recato il breviario, che un dabben frate lasciava nel confessionario ci trovai fra le carte lettera di certa penitente la quale rinfacciava a costui il suo abbandono dopo averla condotta a rompere fede al marito. -
      Nè grande, nè bella si mostra Palestrina un dì arx prænestrina precipua città degli Equi fondata innanzi Roma; quivi edificò più tardi Silla il tempio alla Fortuna, preferendo cotesto truce al nome di virtuoso quello di felice; la città ricingono da tre parti mura debolissime, le vie sono fatte a scale; tutto dintorno deserto, solo lontano su i colli circostanti appaiono borghi, che si vantano città.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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