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      Rinforzando i passi con lena affannata in parlare succinto lo avverte:
      i nostri perigliano." Ed egli: "qui corsi per sovvenirli." "Ma tu sei solo, ripiglia il Ripari." L'altro "odili, corrono." Di fatti in quel punto sboccano i compagni fuori della Porta, e poichè la città posta in alto avvalla alla pianura a modo di anfiteatro di cui i gradini sono piantati di viti, e seminati di biade, pigliano a saltare giù alla dirotta di scaglione in iscaglione sospinti dal furioso squillare della tromba del Manara, che gl'incalza come pungolo nei fianchi: a questo spettacolo non potè tenersi ferma la compagnia Bonvicini di presidio alla Rocca, ond'ella pure precipitava di rincorsa a basso. I Napoletani spaventati da cotesta cascata di prodi anelanti alla battaglia non istettero ad aspettarli, e fuggendo disperatamente lasciarono in abbandono i due cannoni. - Però a quanto sembra e' fu in cotesta occasione, che cadde spento Pio Rosa di Vicenza, il quale quasi sdegnoso di non incontrare più virile resistenza nel nemico mentre lo inseguiva con la spada nei reni, un paltoniere volta faccia improvviso e a bruciapelo gli scarica l'archibugio nel cuore; anch'egli giovane, e cultore dei buoni studi massime legali; nel 30 aprile colpito parimente di palla nel petto cadde, e fu reputato morto; poteva rimanersi a Roma a curarsi, e non volle, sacro alla Patria egli reputò conchiusa bene la vita esalando l'anima al grido: "Viva la Repubblica!"
      Così a manca: più duro certame a destra, e al centro dove irruppe il nemico grosso di novemila uomini; e munito di artiglierie: qui dunque convertono i nostri le forze, la più parte comandate: il Bixio poi spontaneo però che spedito a circuire i fuggenti a sinistra udendo a destra strepito di battaglia colà si volge, conforme lo porta la bollente natura: allora non costumava annoverare i nemici.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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