I Napoletani si erano impadroniti del caseggiato opposto sul margine del campo, e dell'altro, che sorge la dove si tagliano le strade per Roma, quinci sfolgoravano i nostri accalcati dolorose. Il Bixio molestamente sopportando il fatto muove con audace ma non avvisato consiglio di contro alle case funeste, e perde parecchi prodi invano: già i superstiti balenavano quando l'Hoffstetter potè ripararli dietro certo avvallamento di terreno aspettando l'esito della mossa ordinata al capitano Ferrari, la quale consisteva nel circondare le case poste su l'argine riuscendo alle spalle del nemico per tragetti e per coperte vie, come accadde, di che pigliando spavento ei le vuotò in un attimo.
Ora sì, che il Bixio non si poteva reggere instando di avventarsi in massa co' nostri contro l'altro caseggiato del crocicchio; lo tennero, ponendo ordine allo assalto il quale fu ammannito così: dinanzi i legionari e gli emigrati traevano palle a grandine mentre due squadre di bersaglieri stretti correvano di contro alle case, dove giunti un cinquanta di passi forse lontani sbandaronsi; precipitano i nostri nello spazio, che passa tra l'una casa e l'altra, il quale così era breve, che la fiamma dei fucili nemici bruciò i capelli a parecchi dei nostri. Avanti a tutti il Bixio; così penetrarono dentro le case per le porte atterrate, e per le finestre scalate; molti ammazzarono, molti presero, troppi più fuggirono.
Quale lo esito dello assalto sul centro, non importa dire; colà erano pochi, ma con essi il Garibaldi, e basta.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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