E un'altra ventura non meno piacevole č questa: i ragazzi del Sacchi, co' feriti meno gravi stanziarono dentro un convento, distribuendoli soldatescamente, con le sentinelle, le veglie, e con gli altri tutti ordini, per bene: non andō oltra un'ora, che da quella parte fu udito uno schiamazzo da assordare la gente a un miglio di distanza: accorsero per vedere che disgrazia fosse accaduta; non trovarono sentinelle, le porte sprangate, pių e pių volte chiamarono, e in mezzo a quel diavolėo non fu possibile farsi sentire; atterrarono le porte, e rinvennero i ragazzi, non esclusi i feriti, a corrersi dietro urlando freneticamente inebriati di chiasso; li ripresero, e si misero a ridere, li minacciarono e risero pių che mai: che pesci pigliare? Soldati erano di undici a sedici anni.
Il Garibaldi inseguiva i Napoletani, ma per quanto affrettasse il cammino non li potč raggiungere; lo abbandonava il Rosselli richiamato a Roma, ed egli aggiuntasi la brigata Masi si gittō su la provincia di Frosinone a purgarla dalle bande dello Zucchi, uomo nel trentuno tenuto in pregio e pių tardi comparso a prova cattivo soldato, e pessimo cittadino; il peggio č vivere troppo. Allo accostarsi dei nostri le bande dello Zucchi spulezzavano; i nostri dovunque mostravansi come liberatori venivano acclamati; forse erano coteste accoglienze sincere, ma siccome i popoli le profferiscono a tutti, cosė riportando l'effetto non giudichiamo lo affetto. Questo poi č sicuro, che i Napoletani non opposero resistenza nč ad Arce nč a Rocca di Arce: stavano in procinto di avviarsi a San Germano quando richiamati a Roma rifecero i passi per Frosinone, Anagni, e Valmontone.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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