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      Il popolo solo dura fino agli estremi o perchè abbia più cuore o perchè abbia meno quattrini; che se penuria di beni fa copia di anima maleaugurate sieno dovizie, e civiltà. Lasciando gli antichi esempi di Sagunto, e di Numanzia ai giorni nostri solo i Russi osarono ardere Mosca vetustissima capitale, e per giunta città santa, i Francesi all'opposto apersero le porte ai nemici collegati contro loro, e li festeggiarono. O questa nostra non è civiltà, o vuolsi abominare la civiltà, se inetta a partorire i gesti dei quali si palesa feconda la barbarie.
      Riportano gli storici un fatto, il quale io non ho potuto a posta mia verificare: però sopra la fede loro lo ripeto, pure notando, che ci si mostra in tutto conforme alla natura dei prelati romani: al maresciallo Wimpfen repugnante ad ammettere il quinto articolo della capitolazione, il quale portava non si molestassero gli abitanti di Bologna pe le cose fino a quel punto commesse, il Bendini consigliava accettasse tutto; entrato in città avrebbe fatto a modo suo; della quale indegna proposta incollerito il soldato rispose al prete: "questo sta bene a voi, non a me, uso ad osservare la fede data!"
      Ed Ancona eziandio oppose resistenza gagliarda, ma di Bologna minore assai, e senza misura più debole di quella, onde essa va illustre, opposta un dì alla gente tedesca condotta dallo Imperatore Federigo. Il Viceammiraglio Belvese profferiva a Livio Zambeccari comandante della piazza il sussidio delle armi francesi; accogliesse in città soli trecento soldati, gli consentisse inalberare sul forte la bandiera di Francia, e poi vedrebbe: forse sarebbe stato sagace mettere male biette fra l'Austria e la Francia perchè venissero a screzio tra loro, ma era ingeneroso, quindi a dritto il colonnello Zambeccari con parole acerbe disse al Francese, si vergognasse, stupida cosa nonmenochè iniqua parergli, che mentre i suoi ruinavano col ferro e col fuoco le sacre mura di Roma egli si profferisse a difendere quelle di Ancona: si allontanasse, Germani e Galli a noi un dì tutti servi, tutti di noi al presente nemici.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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