Costui pertanto dopo la promessa che non avrebbe investita la piazza prima del lunedi mattina, almeno, ch'era il 4 di giugno, proditoriamente nella notte del tre assaliva i posti avanzati fuori della porta San Pancrazio: vilipeso della sua perfidia da nostrani come da stranieri rispondeva: invano rinfacciarglisi la tradita fede; altro essere piazza, ed altro posti avanzati; ma un uomo riputato di guerra ebbe a dirgli, che i soldati di onore non devono farsi a pescare cotesti sottigliumi dagli azzeccagarbugli. Certo dal nemico bisogna sempre aspettarci ogni guaio peggiore; e chi si fida suo danno se poi si trova deluso: e nei tempi antichi, che risentivano tuttavia del salvatico non si stava tanto su lo spilluzzico, pure le immanitą, e i tradimenti espressi si narrano non si commendano: ai tempi nostri spettava ai Francesi, i quali pretendono a un punto il vanto di civili, e i vantaggi sanguinosi della barbarie, non solo pareggiare, ma vincere le truculenze tartare, e scitiche. Se da un lato non si scusa cui si lasciava prendere alla sprovvista, dall'altro poi vituperiamo la frode del Francese tanto pił rea quanto che commessa da popolo gagliardissimo su le armi contro un popolo debolissimo ed innocente.
Prima del giorno il chirurgo Ripari stava medicando le ferite al buon Garibaldi il quale nel tumulto della battaglia se l'era dimenticate, ma ora posando, esse si ricordavano di lui, quando il cannone si fece sentire, ond'ei rimase sospeso con le fasce in mano: ecco allo improvviso salta in mezzo della stanza il pro' Daverio esclamando: "su per Dio!
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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