Poteva anzi doveva rompersi il muro in più parti e penetrarvi per quelle; ma non fecero così, sempre ostinati a procedere per la via diritta, e questo a parere dei savi si giudica il primo errore; l'altro più grave fu di non assalire grosso occupando prima co' bersaglieri i boschi, le siepi, ed ogni altro riparo dentro la villa come ogni prominenza fuori di quella, e quinci senza posa bersagliare i Francesi, finchè colta la occasione fosse dato avanzarsi di fronte con lo sforzo dell'arme: invece mandaronsi manipoli dopo manipoli come si caccia il grano sotto la mola perchè lo macini: di ciò appuntano il Garibaldi, il quale unico nelle guerre guerreggiate sembra non sappia fare buona prova, quando si tratti di movere poderose falangi di gente armata.
A forza umana non era dato resistere allo impeto col quale si avventarono i legionari del Garibaldi; urtati a furia di baionetta i Francesi ebbero a rovesciarsi dandosi a fuga precipitosa verso la villa; ma il riparo di questa nè anco giovava, che fin là dentro gl'inseguivano, e ammazzavano; nè già le sole fanterie ma sì anco la stessa cavalleria capitanata da Angiolo Masina, la quale salita a sua posta al primo piano si dette a imperversare per camere e per sale, e quanti Francesi incontrava tanti metteva a filo di spada. Ajaci tutti in questo sforzo di guerra, ma sopra gli altri stupendi Daverio, Sacchi, Morocchetti, e Bixio; vi rimase ferito non morto il Masina, che andato a medicarsi tornò più tardi a pigliare parte ai nuovi assalti, imperciocchè in cotesta giornata non meno di otto volte fossero presi e perduti i posti messi dinanzi, quasi a premio della battaglia: nel terzo o nel quarto degli sforzi per isnidiare i Francesi dal Casino dei Quattro Venti il buon Masina mentre cavalcando forte arriva circa a mezzo il viale della villa Corsini con la voce e col gesto animando la gente a prove di valore estremo ecco una palla lo colpisce in mezzo al cuore, rasente non so quale croce riportata da lui nelle guerre di Spagna; egli precipitava giù da cavallo boccone, a braccia aperte senza nè un grido, nè un gemito; i suoi si fecero a ricuperarne la salma, contrastarono i Francesi, donde nacque una terribile pugna sul morto, forse quale non fu altrettanta sul corpo di Patroclo; ma con fortuna diversa, perchè i nostri non poterono avere il Masina, che giacque insepolto, miserando spettacolo, nella villa Corsini, finchè durò la difesa di Roma.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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