Una compagnia di bersaglieri fu mandata a pigliare certo casino trascurato fin lì, e l'occupò agevolmente, senonchè avendo scorto poco dopo come fitti, e ordinati venissero contro a loro i Francesi sbigottirono come se fossero stati condotti al macello; volgendo gli occhi scorrucciati verso i loro capitani quasi per rimproverarli di avergli cimentati a cotesto sbaraglio li videro fermi come statue di marmo; per la qual cosa vinti da ira, e da paura, urlando come vesani si rifuggirono verso il Vascello; i Capitani Manara, Ferrari, Rosaguti, ed Hoffstetter commossi profondamente cacciandosi tra loro ne trattenevano la fuga, compito che riuscì loro più agevole per la sopravvegnenza di altre due compagnie una comandata dal Dandolo, l'altra dal Rozat. È da credersi che il Manara col sangue acceso per cotesto brutto scompiglio ora avventasse i suoi soldati a gesto, che si potrebbe giudicare piuttosto disperato che magnanimo; avanti! avanti! gridava il feroce, e primo di tutti entra nel viale di villa Corsini; precauzioni, e ripari egli sdegna e con lui gli uffiziali, che splendidi di virile bellezza, e di vesti dorate senza piegare collo se ne stanno ritti e scoperti in mezzo al viale. Qui cadde Enrico Dandolo, qui furono feriti Signorini, Mangini ed altri parecchi, ma gli altri non si mossero per la quale cosa ai soldati i quali pure dietro ai vasi di limoni, o ai piedistalli, o ai pilastri si schermivano prese talento di mostrarsi non da meno dei capitani; la paura della vergogna aveva superato in essi la paura della morte.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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