E ci hanno i gaudi della battaglia, certaminis gaudia, e questo si capisce; ci hanno altresì i gaudi del morire, e questo s'intende meno, tuttavia è così; nè solo nel più forte sesso, ma eziandio nel debole, e di ciò porgono testimonianza le fanciulle milesie prese dal furore di uccidersi; e non fu trovato rimedio a cotesta insania, fuorchè minacciando, che il corpo della violenta contro se medesima sarebbe stato esposto ignudo al ludibrio del vulgo. Adesso cade Enrico Dandolo antica stirpe non degenerata; a lui nocque la troppa fidanza; imperciocchè avendo visto una compagnia di Francesi sbucare da un lato del palazzo Corsini si mise in procinto di combatterla, ma si trattenne; e la cagione ne fu il capitano francese, il quale sollevata la sciabola gridava con parole italiane: siamo amici! Il Dandolo e i suoi allora accostansi come chi sa e desidera avere amplesso fraterno; e l'amplesso fraterno fu che il capitano di Francia di un tratto saltato da parte ordinava ai suoi scaricassero l'arme a trenta passi di distanza: un terzo e più della compagnia Dandolo giacque spenta, degli ufficiali Ludovico Mancini ebbe forata una coscia, alcuni soldati accorsi a sollevarlo riportarono gravi ferite, e lo stesso soccorso fu da capo trapassato nel braccio; Silva lamentò una mano lacera, a Colomba toccava una palla in bocca che stracciata tutta la carne gli uscì dalla guancia. Al Dandolo una palla traditora trapassò il corpo da petto ai reni: i suoi rincalzati dai Francesi,lasciaronlo solo; ma solo non si poteva dire perchè rimase al morente il Morosini gentile sangue latino.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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