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In voi sta, chiamatemi il mio brigadiere a cui io vorrei raccomandare certa mia faccenda prima di andarmene allo spedale grande." Avvertito il brigadiere, venne il dragone chiamatoselo e vicino al letto così gli parlò: "brigadiere date retta, voi capite, che a cavallo ormai non ci è verso ch'io monti più, però desidero come la grazia più grande, che voi possiate concedermi, ed io chiedervi che la mia cavalla... la mia buona... la mia cara cavalla non sia montata da altri che da voi; me lo promettete brigadiere?" - Sì, sì, con voce arrangolata rispondeva il brigadiere, te lo prometto, povero giovane, te lo prometto." - Oh! soggiunse il ferito, voi non potete comprendere quanto bene mi faccia la vostra promessa; e voi non mi mancherete... no... abbiatene cura, sapete, non le manca, che il parlare." E così favellando piangeva. Così è; gli uomini, se non tutti, la più parte sente altissimo il bisogno di amare, e dove manchino loro oggetti più naturali di tenerezza come i congiunti, i figli, e le mogli si attaccano agli animali, e talvolta anco ad enti inanimati; di vero Plinio ce ne porge di parecchi esempi, ed è noto che Serse spasimava per un'albero intorno alle radici del quale spargeva spesso libamenti, e l'ornava con corone, e monili di oro.
Il Garibaldi poichè vide, che i parapetti non bastavano a ripararlo sapete voi dove andò a pigliare stanza? Nella torretta della medesima villa; quivi giacevasi nelle brevi ore di riposo, e quivi vegliava continuo le mosse del nemico; sopra la torretta havvi un terrazzino a cavalcioni del quale egli si tratteneva sovente dondolando le gambe, e fumando il sigaro.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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Avvertito Plinio Serse Garibaldi
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