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      Questa fontana di apparenza mirabile, fra le vaste romane vastissima, nudrisce di acqua il lago di Bracciano che ce la versa quasi a fiume ed è chiamata Paola; sotto la fontana altissima una vasca stragrande la riceve, e nelle ore calde tra per l'ombra, che manda la fabbrica, e tra per le acque rotte dal rimbalzare, ch'esse fanno vi si gode refrigerio di frescura: ora l'acqua cessata, restava l'ombra, sicchè da cinquanta e più soldati sdraiatisi nel cavo della vasca in santa pace dormivano; quando ecco di repente una fiumana di acqua prorompere, precipitarsi dalla altezza di ben venti e più piedi e con fracasso orribile riempirla in un'attimo. Pensate voi la meraviglia e la paura dei tapini a forza desti: chi schizza di là, chi di quà, per fuggire fanno gruppo urtansi e si rovesciano da capo; ìa fretta disordinata raddoppia le dimore; gli atteggiamenti vari e tutti burlevoli; non incolse male a nessuno, tranne trovarsi bagnati fino all'osso.
      Il Generale Garibaldi dalla sua torretta di Villa Savorelli contemplava quel continuo avanzarsi delle opere francesi, e comecchè forte temesse di poterle impedire tuttavia sentiva, che ormai a lui e agli altri correva l'obbligo di far prova di disperata virtù; nè ciò solo per rintuzzare la insopportabile iattanza del nemico, quanto per non parere da meno nello indomito coraggio delle stesse donne romane, le quali senza porre mente, alle palle che fioccavano recavansi verso sera a udire i suoni militari davanti alla sua villa, e non pure donne popolane erano, ma altresì nobili donne: i soldati poi inuzzoliti dal suono su quel luogo ballavano, e se taluno tocco da qualche palla cessava gli altri datagli la buona notte continuavano.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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