Ma la buona notte, che augurarono al centurione Molina fu eterna, imperciocchè nel trasportarlo ferito morisse per via; spreco di vita non mai abbastanza deplorabile, e deplorato!
Ma parliamo delle donne romane; e' non si può rivocare in dubbio, che in esse viva latente, e talora si palesi nella sua magnificenza il sangue della madre dei Gracchi e di Lucrezia; tra i miei ricordi noto come un mio amico passando per una contrada presso ponte Sisto di Roma vide due fanciulle bellissime intente a cucire panni in certa stanza terrena senza curarsi della pioggia di bombe, che mandavano i Francesi; di un tratto una bomba lì presso sfonda una casa, e cascata sul letto dove riposavano due vecchi gli ammazza; placide e chete esse lasciarono i lavori per recarsi a vedere che mai fosse successo, e ad apprestare soccorso; udito il caso funesto, levarono gli occhi al cielo e sospirarono: "pace all'anima loro!" e senza più parole tornavano a riprendere il compito interrotto. E noi pure avemmo le nostre Cammille, e le nostre Pantasilee, anzi, quotidianamente, ed alla stregua, che il pericolo cresceva, si presentavano fanciulle per arrolarsi come soldati e combattere, nè tutte si poterono rifiutare; le rimaste si distinsero non solo nella ferocia (cose che notiamo ordinaria nelle femmine una volta, che piglino le armi) ma nella costanza, ed è più difficile, di sopportare di ogni maniera disagi.
Non il dolore della ingiusta aggressione, nè i danni sofferti così ci fanno forza, da negare ai Francesi il pregio del valore, nondimanco è vero, che in questa guerra procederono oltremodo cauti e anzichè no rispettivi; forse la prima batosta rilevata li persuase a questo: certo quel risoluto consacrarsi che fa la gente alla morte commuove l'animo dei mortali e li sgomenta.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Molina Gracchi Lucrezia Sisto Roma Francesi Cammille Pantasilee Francesi
|