Stavano il colonnello del Genio Amedei e i marraioli suoi lavorando il contrapproccio alla villa Corsini, e i Francesi lo andavano molestando con piccoli manipoli, sicchè egli per levarsi cotesto pruno dagli occhi ordinava al maggiore Panizzi, che lo rimbeccasse nelle regole: questi o trasportato dal proprio ardore, o tratto dallo impeto dei soldati muove col battaglione intero contro lo approccio nemico serrato in colonna: ne nacque una orribile mischia, nè il moschetto, nè la baionetta valevano, così erano venuti a corpo a corpo, ma i Francesi dettero indietro per adoperare le armi: ai nostri facevano difetto le munizioni; non per questo essi stornarono, somministrò nuove armi il furore, e i Francesi maravigliati si sentirono percossi da una sassaiola, che ridusse parecchi al lumicino. Dei nostri morì, e fu pietà, il buon Panizzi romagnolo, soldato vecchio, che aveva militato in Ispagna, e di fresco in Affrica co' Francesi; il giorno innanzi era stato promosso maggiore: tre palle nel petto lo freddarono, cadde nelle trincee nemiche, ma i suoi non consentendo lasciare il suo corpo prigioniero, tornarono allo assalto per riscattarlo: erano quindici, tutti sangue romagnolo; soli sei ne rimasero illesi: non importa, questi sei portarono seco il cadavere del diletto maggiore; il Fanti di Ferrara antico soldato del regno italico offeso nel braccio destro, ne sofferse il taglio con mirabile pazienza, e guariva, ma tanto lo strinse il dolore per la entrata dei Francesi a Roma, che di passione morì. Il Poggi da Imola soldato, a cui recisero il braccio sinistro, tagliato che l'ebbero se lo recò nella destra e guardandolo alquanto uscì fuori con queste parole: "mandatelo in Francia, e dacchè costà hanno fame di carne umana i Francesi se lo mangino.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Genio Amedei Corsini Francesi Panizzi Francesi Francesi Panizzi Ispagna Affrica Francesi Fanti Ferrara Francesi Roma Poggi Imola Francia Francesi
|