I nostri ingegneri nel presagio che la prima cinta sarebbe superata intendevano compirne un'altra, e ci posero mano, ma anch'essa non fu condotta a termine, per mancanza di braccia, però che i soldati del Garibaldi non potessero sopperire a tutto, e il governo non provvide che 700, ovvero 800 uomini al dì, non bastevoli all'uopo; forse non era sua la colpa; facile sempre la censura, ed i Governi, comecchè solertissimi, nel tumulto degli eventi, e nella perturbazione dell'animo provvedere a tutto non possono; chi sta su la fossa piagne il morto: di ciò parleremo anco altrove. - Certo buona volontà non mancava, e i cittadini solo, che fossero stati chiamati, non sarebbero rimasti sordi allo appello, però che fosse mestieri piuttosto cacciarli, che spronarli, ed in fatti un giovanotto essendo stato respinto dalla trincea perchè troppo piccolo, se ne tapinava esclamando: "o che forse il Generale è grande!"
Questo è il combattimento, che accadde al ponte Molle. I Romani temendo sorpresa, e danno dal lato dei monti Parioli attesero ad allungarsi sopra queste colline; scontratisi col nemico ne successero molte e varie avvisaglie di cui fu il fine, che i nostri snidassero i Francesi da certe case ch'essi occupavano, e le incendessero; però il giorno di poi non patendo essi cotesta cacciata, di buon mattino valicarono grossi il ponte Molle, senonchè bersagliati dai nostri cannoni che dalle alture li fulminavano ebbero a ripiegarsi su l'altra sponda; ma nel pomeriggio il generale Guesviller li riconduceva all'assalto contro la diritta difesa dal colonnello Masi; da una parte e dall'altra incerta la fortuna, pari il valore; i capitani di stato maggiore Podullack, e Taczanowski entrambi pollacchi accorsero al quartiere generale per rinforzi, egli ebbero ma tardi e pochi comandati da quel fiore di uomo Berti-Pichat nel quale ammiri in bellissima concordia congiunte la dottrina, la probità, e la virtù militare; bolognesi tutti.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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