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      Tali, con breve sermone io lo esporrò, l'apparecchio, e l'assalto dei Francesi: allestirono dodici compagnie della seconda divisione, e sei divise in tre colonne preposero all'assalto delle brecce: ad ognuna di queste assegnarono centottanta tra zappatori, e lavoranti perchè rimovessero gl'impacci, e con gabbionate costruissero subitanei ripari; le altre sei alla riserva: ancora due battaglioni della guardia della trincea al bisogno dovevano soccorrere la riserva; soprattutto badassero a impedire che i nostri sortendo da Porta San Pancrazio circuissero gli assalitori alle spalle. Tutta la prima divisione in arme nelle ville Pamfili, e Corsini in procinto di accorrere alla riscossa là dove se ne fosse manifestato il bisogno. - Con accorgimento vieto di guerra, e tuttavia sempre efficace i Francesi dissimularono il vero assalto con due finti alle mura di Porta San Paolo, e ai monti Parioli in vicinanza della villa Borghese adoperandoci cinque battaglioni, e artiglierie a macca, le quali diluviarono bombe, granate, e di ogni maniera arnesi di distruzione sopra la più bella parte di Roma. Alle undici di notte dava il segnale dello assalto il colonnello Niel, i Francesi procedendo cauti, ed ordinati, colgono i Prussiani nella via coperta, e presili a man salva, impediscono la strage che avrebbero menato le allestite mine se fossero state accese; una sentinella sola porse avviso, ma tardi, o per sua negligenza, o per mirabile celerità del nemico, che davvero parve ai nostri trasognati balzasse fuori di sotto terra; la paura (che paura fu) s'impadronì dei soldati della Unione, i quali ripiegaronsi, scaricate le armi a tumulto, sopra le due case, nè li ristettero, anzi dando indietro alla dirotta, travolsero nella turpe fuga i difensori di quelle, e gli altri, che dovevano tener fermo alla cortina.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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