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      Mi parrebbe mancare al mio debito se tacessi quali nella massima parte fossero i soldati di Roma, e qual genio gli animasse: giovani illustri, delle più inclite famiglie italiane, pieni di grandezza l'anima, come di valore nel braccio; e tuttavia la gente turpe, che altrove e in Francia, ma più in Francia, che altrove, fa mercato di sè ardì infamarla; però che il costume di tempi perdutissimi insegni accusare altrui per nascondere il delitto proprio; ma di ciò basti, ed è troppo. Tali e siffatti i pensieri di quei giovani soldati: "quelle ore (scrive nelle sue note il buon Cadolini che stese a posta per me) di servizio notturno erano le più solenni per noi. Dalla cima dei bastioni del Gianicolo donde si vedeva da un lato torreggiare il Vaticano, da un altro distendersi la campagna romana, e finalmente la valle del Tevere, le immagini più sublimi venivano ad affollarsi alla nostra giovane mente. Roma cuna della civiltà antica, e sede della più estesa, e più durevole potenza a cui sieno giunti i popoli del mondo. Dove più che in Roma esempi immortali di glorie militari, e di virtù cittadine? E se di Roma antica porgono testimonianza il Gianicolo campo un tempo delle contese dei vetusti abitatori dell'agro romano, e delle guerre dei Vejenti, il Tevere, i Sette colli, il Panteon di Agrippa, la mole Adriana, e gli altri innumeri non meno che stupendi monumenti, Roma moderna attesta, sopra ogni altro edificio, la basilica Vaticana, prova di quanto potè il Papato, e tuttavia possa il cattolicesimo ora fatto ostacolo in mezzo alla via al cammino della Libertà. Questo spettacolo, che la luna illuminando co' pallidi raggi rendeva più solenne sublimava il nostro intelletto facendolo capace dell'altezza sopra umana del mandato impostoci dalla Provvidenza di rigenerare un popolo caduto, e che tanta parte ritenne della divinità; sicchè sovente meditavamo fra noi: quì per noi hassi a calpestare il nido delle vipere che attossicano la umanità; quì per noi deve rifiorire l'antica libertà; quì al cospetto degli spiriti magni ci corre il debito di mostrarci non al tutto degeneri da loro: anima e corpo dobbiamo intendere perchè la storia di questi colli aggiunga ai molti passati qualche odierno gesto degno dei grandi propositi di cui ci lasciarono gli antichi padri esempi immortali.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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