Tardi e in mal punto davano alla gente del Gorini l'ordine dello assalto alla villa Barberina; erano le dieci del giorno ventidue di giugno: notava il Gorini con centosessanta uomini, (che tanti sommavano i suoi la più parte studenti lombardi) si poteva combattere non vincere; lo assicurarono andasse senza sospetto, altra gente sarebbe mossa a rincalzarlo: di ciò non dubitando il Gorini co' suoi si pose per calli dirotti, e segreti, onde trafelando giunsero alla distanza di cinquanta forse passi dalla Villa. Il Gorini ordina di abbassare le punte delle baionette, e primo si avventa. Perchè primo si avventa l'animoso, pure accennando con la mano ai compagni si tengano lontano? Egli quando per lo addietro presidiò cotesta villa erasi industriato praticarvi fornelli e mine caso mai l'avesse dovuta abbandonare, adesso nello accostarcisi notando, com'ella apparisse deserta dubitò i Francesi non usassero a danno suo, e dei suoi gli ammanniti eccidi: quanto a sè non gli premeva, dei compagni sì: saliva pertanto solo la scala esterna, che mena su la terrazza; quinci scese nel cortile; di lì penetrava nel piano terreno, dove riscontrò che i Francesi avevano omesso di caricare le mine; di tanto sicuro tornava sopra la terrazza per confortare i suoi ad occupare senz'altro indugio la villa, dacchè i Francesi da certe trincee condotte lì accosto durante la notte li bersagliassero a man salva; si appressano, e cominciano a salire a rilento per non mostrare, che lo facessero per voglia di schermirsi dietro ai muri, quando appena sette ne sono saliti ad un tratto la villa si converte in Mongibello, fuoco dalle cantine, fuoco dalle feritoie durante la notte praticate nei muri, fuoco finalmente prorompe dai piani superiori: come per virtù d'incantesimo ingombra in un'attimo la terrazza di Francesi; ristettero gli altri presi da stupore piuttostochè da spavento; incominciò una pugna terribile fra i nostri sette sopra la terrazza e lo universo sforzo dei Francesi, che nascosti nei penetrali della villa mano a mano sbucavano fuori.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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