Non iscrivo jattanze, ma verità mi costringe a dire, che se i Francesi avessero avuto più cuore avrebbero trucidato i sette, e circuito gli altri da pigliarli prigioni quanti erano; la ferocia dei nostri al tutto decisi di morire li sbigottì, onde i Francesi vibravano appena il colpo della baionetta, e fuggivano, sicchè male assestato poco feriva: ciò spiega come Girolamo Indunio, di cui tenni altrove proposito, malgrado, che in questo scontro riportasse ben venticinque colpi di baionetta nel corpo, nondimanco andò salvo, veruno di cotesti essendo mortale, e gli concedessero perfino balìa di lasciarsi andare giù dalla terrazza alta tre metri, dove i nostri lo raccolsero tutto sangue. Il Gorini già ferito di palla nel braccio, e di baionetta nella coscia considerato lo assalto fuori di speranza di riuscita, nè si vedendo da veruna parte sovvenuto pensava a ritirarsi meno lacero, che per lui si potesse, quando sdrucciolando sul sangue rotola giù per la scala a capo fitto con risico di spaccarsi il cranio; nel duro picchio, o piuttosto nei molti cozzi gli si ruppe la sciabola di cui, anco dopo la caduta agitava convulso il troncone quasi in testimonio, che i nemici venti volte superiori non fossero riusciti a disarmarlo. Il Cadolini si trovò fra i sette, ed ebbe la sua ferita di baionetta nel braccio; i calci di fucile non si contano; poi giù anch'egli a rotoli per le scale: tuttavia ne uscì a salvamento ed oggi lo vediamo nella Camera dei Deputati rappresentante, certo industre, e soprattutto onestissimo, ma che pure io vorrei esercitasse il suo ingegno in cosa molto più confacente alla indole, ed al talento di lui.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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