Dei soldati del Gorini, mentre egli si aggira per le stanze della villa Spada in traccia di uno amico smarrito ebbe da palla nemica traversato il polmone: morì il due luglio dopo lunga, e dolorosa agonia. La madre, udito il caso, accorse frettolosa, ma lo trovò cadavere, indi a breve tribolando seguiva nel sepolcro il figliuolo. Gli amici davano al cadavere del giovane egregio sepoltura onorata nel cimitero isdraelitico presso il Circo massimo, in prospetto al palazzo dei Cesari, e gli ponevano lapide funeraria in testimonio di pietà: non patì che la lapide durasse il Papa tornato a Roma: anco ai morti fu dichiarata la guerra, nè solo il Papa, ma bensì anco i Francesi, incliti banditori di civiltà nel mondo com'essi dicono imperturbati, nulla curando il sibilo che loro mena dietro la gente. Il Venezian non fu solo da Trieste che pugnando cadeva per Roma, e le cause che ci persuasero a fare di lui peculiare ricordo sono queste. Dalmati, ed Istriani in tanto solenne occasione vennero anch'essi a sigillare col sangue il patto di famiglia, che lega tutti gl'Italiani intorno a Roma come le verghe intorno alla scure; nè il Venezian solo fra gli ebrei diede la vita per la Italia, più che con parole insegnando ai suoi correligionari con lo esempio a rompere anch'essi il giogo di ferro delle credenze salvatiche, che li tiranneggia; tutti figli di Dio suona empietà la prosunzione di reputarsi popolo eletto. Gerusalemme agli uomini ha da essere la terra dove nacquero, goderono, soffersero, e li nudrisce, e gli ha da accogliere estinti, e le ossa dei padri nostri nel suo grembo conserva; e per ultimo odio di prete, è odio immortale, che non perdona; tra gli uomini solo va rovistando i sepolcri il sacerdote, tra le bestie la jena, la codardissima delle bestie feroci.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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