Un Casati di Milano anch'egli (vaghezza lo traesse od affetto) si attentò penetrare per le sale della Villa, nè fu più riveduto dai nostri: senz'altro i Francesi gli saranno cascati addosso in cento, e gli avranno bevuto il sangue. Avventuroso su tutti il Vismara popolano milanese, non pure perchè scampava la vita, ma troppo più perchè la fortuna gli concesse vendicare ampiamente i suoi fratelli caduti; egli invece di salire su la terrazza, girata intorno la casa, s'imbattè nella porta principale; comecchè fosse chiusa co' suoi ingegni l'aperse, e quinci procedendo cauto fece capo ad una stalla vastissima dove maravigliando si accorse starsi nelle mangiatoie appiattati tanti Francesi: uomo avventato egli era e feroce anzichè no; onde posto mano al ferro, menò in un baleno fiera strage intorno a sè; usciva poi esultante in cuore ed illeso; in seguito lo rividero rappezzare ciabatte a Genova; più tardi combattere a San Fermo dove cadde per grave ferita sul campo. Là dove giacque morì, ovvero si rilevava? Se sopravvisse in qual parte si trova? Come tira innanzi i suoi giorni? Il popolo non ha storia individuale; egli è ente solo, continuo, di tutti i secoli, e la sua storia racconta lo infaticato progredire verso il perfezionamento; l'orma di un suo passo si chiama Cristo, di un'altro Stampa, del terzo Elettrico, e via via finchè si riposi nel tempio della fratellanza umana.
L'eroe di cotesta giornata fu il Gorini, che sollevato da terra, tutto pesto, con due ferite pure esclamava: "nulla, nulla, appena sono ferito, coraggio!
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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