- Molti possono per impeto superare il Medici, veruno, io penso, per costanza, e tranquilla severità: di che mi piace riportare uno esempio: in cotesto giorno non ci fu riposo: notte e dì i soldati ebbero a vegliare ed a combattere; ora parendo a parecchi cotesto comando duro, uno di loro più rotto ardiva presentarsi al Medici mentre ei beveva una tazza di caffè e dirgli ch'egli non intendeva recisamente montare la guardia. "Ed io, rispose il Medici senza guardarlo in faccia ed accostandosi la tazza alle labbra - ti farò fucilare." Batti, e ribatti ecco con altissimo scroscio casca il Vascello, schizzano violentemente legni tronchi, marmi rotti, e una nuvola di polvere chiude intorno la ruina; il peso immane rompe le volte del terreno, ed ormai del superbo palazzo non avanza altro che un monte di macerie; fino dallo interno di Roma fu udito il fracasso; venti dei nostri sepolti sotto le ruine persero la vita; e non pertanto il Medici non si decise mica ad abbandonare cotesto mucchio di sassi: noi lo vedremo su quelli maravigliare con nuovi gesti di valore il nemico, che i muri poteva vincere, i petti no.
Avanti, avanti, il nemico dalla quarta parallela spicca un camino nuovo verso il piede della cortina, bersagliato furiosamente dai nostri lo smette per ripigliarlo più tardi, ma non può protrarlo di là da 65 metri, che lì lo arrestano la virtù romana, e l'ardore della disperazione; anco i lavori verso le ville Giacometti e Barberini si mettono da parte; si aspettano le tenebre, e i Francesi sostituendo alla gente stanca gente riposata e molta le batterie ultimamente costruite armano, nuove ne drizzano, e di mortai le muniscono.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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