La colonna Laforet ributtata si ripiega sopra la batteria fuori del cancello, quanti trova ammazza, e procede con lo intento, e con la speranza di schiantare l'altra Batteria della Montagnola; lo seguita fin là anco una sezione della sua colonna, ch'ei spinse per altra via ad offesa del Bastione ottavo, dove impedita per meno reo avviso tolse a ritirarsi con solleciti passi.
Prima assai che i casi narrati si compissero, la prima colonna di assalto si arrampica sul sommo della Breccia, quivi cade il Lefebvre ferito, gli subentra Le Rouxeau: succede una zuffa corpo, a corpo, ma i nostri rimangono smagliati: i fuochi artificiali non partorirono veruno effetto, che fosse buono; leggo che un certo Mano Aldo inventasse non so che bocce piene di materie incendiarie; ignoro se le mettessero in opera, in ogni caso tornarono inutili, come andò a vuoto nella medesima notte il tentativo di buttare giù nel Tevere una barca di fuoco, che scendendo per la corrente incendiasse il ponte di Santa Passera, e ciò per la stupenda vigilanza del nemico. Vinta la prima resistenza i Francesi si affoltano contro la Batteria della Montagnola già assalita dai soldati del Laforet; tengono dietro a loro gli zappatori, che posta appena mano alla zappa balenano vedendo stramazzare giù trafitto da banda a banda il comandante del genio Dufort; ma è breve sosta, che subito surroga il caduto l'Aidaut. Intanto alla Montagnola si viene a battaglia manesca, e fu uno accapigliarsi promiscuo, rabbioso, atroce; tutto servì di arme, ed anco i morsi ci adoperarono, ora questi ora quelli romponsi, fuggono, respingono, urtansi, pestansi, ma i nostri sopraffatti cadono; cadono, ma dopo disperata difesa come gl'Italiani costumano, pei quali morta la speranza del vincere sopravvive quella del vendicarsi; gli artiglieri prima spararono, poi difesero, all'ultimo inchiodarono i cannoni; molti si avviticchiarono intorno ai medesimi come se fossero obietti di tenerezza; innanzi di porre la mano sur un cannone e' fu mestieri che fino l'ultimo artigliere ammazzassero.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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