Quattro Bersaglieri lombardi non patirono lasciare abbandonato il prode giovanotto, ed acconciatolo come meglio potevano su due traverse correvano verso Villa Spada giovandosi della confusione e del buio; imbatteronsi nei Francesi, che da lungi gridarono chi fossero; risposero: - prigionieri. - Non vollero crederci, e bramosi di strage li circondarono; i Bersaglieri vinti da paura gittarono a terra il Morosini, tentando salvarsi: quanto a lui, ormai disperato della vita, si compiacque chiuderla con generoso fine, e assurto in piedi, stretta la spada continuò a combattere, finchè una seconda palla nel ventre lo stramazzò a terra da capo. I Francesi sboglientiti dall'ebbrezza del sangue appena contemplato quello angelico giovanotto ne sentirono pietà... infelice davvero la pietà, che si volge solo sopra ai caduti; ma in mancanza di meglio, alla sciagurata stirpe dell'uomo teniamo conto anco di questa. Morì il primo luglio dopo trenta ore di agonia; maraviglia e compianto degli stessi nemici, i quali con tanto affetto lo udivano rammaricarsi pei suoi cari, e con tanto amore raccomandarsi a Dio padre di misericordia. Emilio Dandolo amico fedele della sventura udito appena che il Morosini era caduto prigione, e forse sperandolo tuttora in vita, non potendo procacciarsi salvocondotto si pose alla ventura a cercarlo nel campo nemico, dove un pietoso gli concesse la entrata; occorso nel primo medico gli domandava, che ne fosse; gli rispose; - "è morto! - Supplicava gli rendessero il cadavere, ma siccome lo avevano di già trasportato al cimitero, così spedirono avvisi per sospenderne la sepoltura.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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