Noi sempre provarono i Francesi feriti soccorrevoli; questi al contrario sempre acerbi contro i nostri, nonostante le lustre e i paroloni in contrario, e tu giudica o lettore se i Francesi possano vantarsi presidio di civiltà da quello, che seguita, e che da noi si ricava (recandolo nel sermone nostro) dalla Gazzetta medicale di Parigi t. 44. 3 nov. 1849. "Certo dì un uomo di alto affare venne per porgere conforto ai patimenti dei nostri feriti; caso volle ch'egli vedesse fra i nostri mescolati due italiani:" - "Or come esclamò egli, i nemici fra noi?" - "Scusate, riprese il dottore, sono tutti feriti" - "Sta bene, aiutante, soggiunse il generale, pigliate ricordo, e domani fateli sgombrare" - "Un poco più oltre costui notò parecchi giacenti senza camicie; (altri poi ne avevano delle eccellenti, e donde loro venissero lo sa il nostro amico Monier)" e da capo disse: "aiutante scrivete, e provvedansi subito camicie; sì miei bravi soldati voi tosto ne avrete." - "Malgrado questi bei discorsi, il fatto sta, che i feriti italiani tremanti per febbre traendo dolorosissimi guai furono trasportati altrove, le camicie poi non si videro." Di uffiziali che ostentaronsi amici, e tradita ogni legge non dico di umanità ma di guerra assassinarono a man salva fu detto, e fu detto altresì dello strazio crudele menato dei soccorritori ai feriti; io non incolpo il porre, ch'essi facevano i caschi in cima ai fucili sporgendoli dai parapetti delle trincee, perchè i nostri ingannati li moschettassero, e scarico appena lo schioppo, saltare su a colpire l'incauto feritore; questi si considerano strattagemmi di guerra, e guai a cui ci si lascia prendere, ma sì gl'incolpo della salvatica soverchieria di schiantare l'antica polveriera di Tivoli nel giorno ventinove di giugno mentre poteva ormai reputarsi conchiuso l'assedio, ed ogni via per giungere a Roma occupata dai Francesi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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