.....
Ora per tornare alla difesa del Vascello, io per me penso, che supporranno i difensori confortati in copia di cibi, e di bevande; ahimè! essi penuriavano di quello, che appena basta per sopperire alla vita; parecchi giorni sostentaronsi con grossi e neri pani che lì rimasti da lungo tempo si erano induriti così, che se ne servivano per origliere quando giacevano sul nudo pavimento a pigliare qualche riposo: essi mangiarono i loro guanciali, come i seguaci di Enea mangiarono le proprie mense. - Sembra altresì, che i Francesi intendessero conquidere i difensori non solo con la fame, col ferro, con le ruine, e col fuoco, ma ed anco con la pietà, e con l'aere pestilenziale, dacchè eglino non consentissero mai alcune ore di tregua per seppellire da una parte, e dall'altra i propri morti; durante tutto lo assedio pertanto essi giacquero a piè delle ruine spettacolo miserando e pericolo presentissimo di suscitare la morìa per l'Italia, e forse nella universa Europa; ed anco questo scrivi lettore italiano in conto della civiltà francese. Il corpo del capitano Ferrari morto nella giornata del tre Giugno per la inesorabile barbarie dei Francesi stette esposto alle intemperie, e agli oltraggi degli uccelli di rapina intero un mese.
Le ferite, e le morti non pure dagli eroi del Vascello sopportavansi con mirabile costanza, ma perfino con motteggio; e va pei ricordi dei tempi famoso il giovane Montegazza milanese già orbato di un'occhio nelle cinque giornate di Milano; egli pertanto mentre si travaglia alla difesa del Vascello colpito da palla nemica perde l'altro; non si sgomentando per sì grave sciagura scappa fuori con questi detti: "bona noce; àun smorza i ciar;" - "buona notte, hanno spento i lumi!
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Vascello Enea Francesi Italia Europa Ferrari Giugno Francesi Vascello Montegazza Milano Vascello
|