- Però la battaglia non si rinnovò più. Tutti sanno come il Mazzini convocasse nel palazzo Corsini in Trastevere i maggiorenti militari della Repubblica Romana; pallido era come colui, che, se non sopra agli altri, almeno quanto altri sentiva lo strazio, e l'onta della Patria nostra, ma non fremente secondochè taluno scrisse; quivi propose ormai non restare, che tre partiti, la capitolazione, la difesa per via di barricate, e la sortita dello esercito, e dell'Assemblea per sommovere le provincie, e prolungare la guerra, il generale Bartolucci osservò la difesa a quel modo che la intendeva Mazzini impossibile, e tale la dichiarava per avviso del Garibaldi; si mandò per esso, ed ei venne intriso di sangue, sordido di polvere, in volto avvampato, terrore ai nemici, oggetto di entusiasmo al popolo; richiesto del parere suo, lo disse: potrebbe anco difendersi Roma se tutto il popolo di Trastevere passasse il fiume, e rompendo i ponti: risolvessero tosto; ogni indugio, comecchè brevissimo, funesto. Interrogato quanto, dandogli retta, si sarebbe potuto durare, rispose pochi giorni. Il Mazzini non insisteva su cotesto partito tanto più che immaginava i Francesi non avrebbero mai accettata cotesta battaglia manesca: padroni delle alture, cannoneggiando a bello agio, e senza un pericolo al mondo la città, erano sicuri un giorno più presto, o un giorno più tardi di mettersela sotto i piedi; bensì forte propugnava l'altro della uscita dello esercito, e dell'Assemblea a sommovere le provincie, ma l'Assemblea consultata ricusò aderire parendole cotesto un mettersi allo sbaraglio senza costrutto e aveva ragione; il Torre ottimamente ragiona su questo proposito, e con raziocini, e fatti dimostra quanto a casaccio altri metta in campo esempi antichi e moderni, e ci fondi su i paragoni: le cose della libertà precipitavano in tutta la Europa; qui tra noi non un cuore solo; da un lato i monarchisti costituzionali col Piemonte, dall'altro i preti, e i clericali, che le scapestratezze guelfe dei Lombardi ribollivano sempre, e per ultimo rinterzavano gli adoratori delle vecchie tirannidi, compresa l'austriaca; e i popoli facilmente sboglientiscono, dove non gli agitino o una grande speranza, od una grande disperazione.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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