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      Capitali non si caveranno mai da Firenze, da Bologna, e da Milano senza che l'astio municipale si desti, con danno inestimabile però che invece di levarsi via crescono le cause delle emulazioni, e delle discordie. Tutte pari tra loro le città italiane ad una sola devono inchinarsi, a Roma. Roma è principio nuovo; in Roma si ritempreranno gli animi, che davanti al Campidoglio non è permesso mostrarsi vili; costà nei ruderi dell'antica grandezza forza è che si rompa il flutto della ipocrisia, dell'avarizia, della saccenteria perfida, e inane. Tale che sembra altrove eroe, il sepolcro degli Scipioni rigetterebbe come verme; tali che si vantano altrove liberi, i comizi dei Gracchi, o il Senato di Catone non vorrebbe nè manco per servi. - L'assedio dei Francesi a Roma è finito, ora si compie quello del popolo; costoro ci condussero la
      violenza, il servaggio, e l'errore; sta al popolo sostituirci la libertà, la sapienza, e l'amore.
      Possa anco questo mio libro tornare di qualche utilità alle nuove generazioni: credano a me, fu smarrita la via; importa tentando, e ritentando tornare in carreggiata. L'arco di Ulisse non si poteva piegare da altri che da Ulisse; la Italia non può risorgere, che per virtù di mani gagliarde, di senno antico, e di cuori divinamente innamorati della immortalità.
     
      FINE.
     
     
      NOTE:
     
      (1) Nella relazione scritta da Filodemo dei gesti del Comitato nazionale romano di cui l'ultimo atto non ha riscontro negli annali delle infamie politiche, sicchè per trovargli conveniente paragone è mestieri ricorrere al furto a mano armata della banca Parodi, e che pure fu visto difeso su pei Diari la Nazione di Firenze, e la Gazzetta di Torino, in cotesta relazione, dico, si legge come certa dimostrazione popolesca fosse ammannita dall'eroico comitato consenziente, o connivente il padrone di Francia, onde quando parve la dovesse cessare, i giendarmi andando attorno dicevano: Assez!


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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