.. eroe popolano di cui la virtù e il nome empiono di sgomento i moderni palleschi. Colpevoli tutti, compassioniamoci, ed emendiamoci. Gentil sangue latino, gitta de le le turpi some, che ti hanno tolto memoria, e affetti, e senso di grandezza, e perfino l'odio contro la servitù domestica e straniera.
(16) È noto che il conte Bubna presentando Carlo Alberto all'arciduca Ranieri adoperasse queste parole: "ho l'onore di presentare a vostra Altezza imperiale e reale, il re d'Italia." Prima di lasciare il libro del Conte Santarosa mi sia permesso cavarne due notizie, a mio parere utilissime pei tempi che corrono: la prima è, che Antonino Foa, vescovo di Asti, avendo recitato certa pastorale per indurre i suoi diocesani alla osservanza della costituzione, appena restituito il governo assoluto, fu preso e messo in prigione dentro un Convento di Cappuccini, donde non potè uscire senonchè ritrattandosi; della quale cosa tanto si accorò, che indi a breve cessava di vivere. Nè Roma aperse bocca allo strazio che si menava del suo antiste, amico della libertà dei popoli, mentre empiva di querele il mondo quando fu chiuso in cittadella, e poi mandato in esilio l'arcivescovo Franzoni, avverso ostilmente alla Patria, alla libertà, ed alla monarchia. -
E poichè io reputo debito strettissimo di ogni cittadino cogliere ogni occasione per conficcare bene nel capo al popolo come in ogni tempo, non si sa, se più nocessero alla Patria, o i Preti, o i Tedeschi, o i Moderati; e questi oggi abbiamo tutti e tre sul groppone con l'aggiunta del quarto; metterò qui le parole di coteste insigne cittadino, qual fu il conte Santarosa, le quali si leggono a pagine 80 del suo libro della Rivoluzione piemontese del 1821, intorno ai mezzani uomini questi i quali ingegnandosi accordare gl'interessi di partiti opposti secondavano la indolenza di un governo per sè stesso inetto, irresoluto, ed inclinato alla rea politica del guadagnare tempo, tanto fatale in momenti di rivoluzione, che perde i popoli, e chiama loro sul capo le maledizioni di cui n'è autore o seguace.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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