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      Che cosa poi fossero questi tre stati si ha dall'altra Relazione di Francesco Morosini, il quale rincalza la testimonianza del Boldiù:
      solevano al tempo degli altri duchi di Savoia essere divisi in tre parti, che loro dimandano stati, cioè cherici, gentiluomini feudatari, e gente popolare; li quali erano convocati dai duchi sempre quando volevano qualche donativo dal paese, o mettere qualche angaria ai popoli, e con questi si accordava il lutto. Ma dopo il ritorno in istato di questo signor duca, parendo a lui di averselo acquistato con la spada alla mano, e che la ragione di guerra voglia, che i popoli restino liberamente alla discrezion dei principi, perdendo ogni privilegio, che per lo innanzi avessero ottenuto nei tempi in cui si erano volontariamente dati, però non è mai parso a sua eccellenza di fare questa convocazione, ma ha voluto disponere a modo suo liberamente mettendoda se tutte quelle angarie che gli è piaciuto mettere, di che universalmente tutti ne restano male soddisfatti.
      E tu considera fede, e giustizia: imperciocchè se i suoi dominii erano venuti in potestà altrui ciò doveva attribuirsi a difetto del debito del principe, il quale consiste appunto nel difendere i popoli al suo reggimento commessi, onde non egli ad altri, bensì altri a lui doveva farne pagare le pene. E questo come vero in massima si trovava verissimo in pratica, essendochè i popoli non fossero venuti meno alle difese, nè alla devozione; mancò il duca al popolo non il popolo al duca; anzi Chieri abbandonato si difese per modo, che quando il presidio ne uscì gli uomini e le donne pei patimenti sofferti parevano fantasmi; a Rivoli, disertate le sue campagne, vide morire mille persone, tra cui molte per fame, e tre soli nascere.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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