Questo singolare duca di Savoia di certo non pensava a riunire sotto la sua dominazione la Italia, dacchè ponesse tanta smania a sottoporre i suoi sudditi alla straniera dominazione quanto altri ne mette ora a liberarneli, per modo che non contento se non si provava all'ultimo cimento, raccolti così soldati come cittadini Nizzardi nella piazza di San Giovanni egli prese a dire: "ma, signori, voi siete sudditi miei; io sono vostro principe e signore, o perchè dunque non volete, che il papa e lo imperatore alloggino nella città e nel castello quando ve lo dico io?" Risposero: "voi siete nostro signore, e sarete; viva Savoia!" e più pertinaci, che mai di non volere ammettere persona se ne andarono via: della quale risoluzione vivendo il duca in ansietà grande ebbe dal Provana il conforto di queste parole: "Non si dia pena Eccellenza, che questa volta le rape di Savoia, il burro di Piemonte, e il porco salato di Nizza hanno fatto insieme una pietanza, che ne anco il diavolo ne mangerebbe." Emanuele Filiberto molti anni dopo, aggiunge il Ricotti su le testimonianze del Lambert, e del Gioffredo, confessava all'ambasciatore di Venezia avere potuto conoscere sicuramente che Carlo V. voleva rubargli Nizza per servirsene con Villafranca per iscala da passare dalla Spagna in Italia. Io non aggiungo parola però che mi parrebbe sciupare la impressione, che arreca tanto mostruosa ingratitudine. E nè manco era vero, che il duca avesse ricuperato il Piemonte con la virtù delle sue armi; egli lo riebbe per rimbalzo delle guerre con varia fortuna com
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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