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      Quando prima arrise speranza di fati men tristi alle fortune afflitte della Patria, Ella non distolse già il marito dal proposito di accorrere su le pianure lombarde a combattere quella guerra, che allora senza eccezione da tutti celebravasi santa, e più da quelli, che, valicato ormai il confine ultimo della umana turpitudine, più la vilipendono adesso. Infamia di secolo, che vince in abbiettezza il paragone di ogni più vile metallo! – Certo a Giovampaolo Bartolomei non faceva punto mestieri incitamenti: tuttavolta glieli diè la consorte, diversa in questo dall'antica Andromaca e più animosa di lei; nè si ristette qui, che tolto seco l'unico e dilettissimo figlio, lasciando le morbidezze di vivere opulento, si condusse a perigliare su le orme del marito, affinchè il figliuol suo si educasse di vista nei paterni esempii ad operare fortemente per la Patria. E quando per disposizione dei cieli, o come credo piuttosto per punta virtù nostra, le italiane sorti di liete mutaronsi in lacrimevoli, la egregia donna non disperò, bensì cheta cheta, senza iattanza, condusse il figlio in Piemonte, e quivi lo arruolò semplice soldato nello esercito che unico drappella adesso la insegna italiana. Stanziata a Torino, Ella si mostra cortese di consiglio e di aiuto a quanti giovani toscani, e non sono pochi, si avviarono colà pel medesimo scopo; onde a molti di loro lontani dalle paterne case non sembra avere lontana la madre, che lo affetto in Lei per espandersi che faccia non menoma di calore e di luce.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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