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      Venuta la fine di quel terribile giorno, la nuvola nera cominciò a tuonare per modo che toglieva l'udire, l'atmosfera apparve tutta infiammata e offendeva il vedere, un fetore intensissimo tolse l'odorato; poi la terra mise vento rombando, e un terremoto scosse la città, sì che la più parte delle case ruinò, e meglio di centomila cittadini perirono. Il Mostro adesso apparve su la piazza di contro al palazzo di Solino. Il suo sguardo dapprima spento si accese, a proporzione che quel flagello della natura cresceva, e allora quando vide le sparse viscere dei tanti miseramente schiacciati, e l'orrore delle rovine, divenuto affatto di fuoco, mandò scintille, le quali appresesi di subito al palazzo di Solino suscitarono in un momento tale incendio che i legni e i ferri non solo, ma le pietre stesse infiammate si liquefacevano.
      Il Mostro si precipitò tra le fiamme, e di lì a poco, rovinando tutte le pareti del palazzo, rimase in piede una sola stanza dove Solino steso sopra un letto si dibatteva disperatamente contro il Mostro, che appuntellategli le ginocchia sul petto con atroce compiacenza lo strangolava."8
      A queste parole era giunta la novella di Matelda; le damigelle disposte in circolo stavano tutte intente al suo volto, mostrando per gli occhi smarriti e per la pallida faccia la paura che occupa va le anime loro, allorchè le porte della sala si schiusero fragorose; l'aria ventando con impeto spense ogni lume; un'alta voce si fece udire, e il mutare de' passi pesanti, e lo strisciare di vesti sul pavimento.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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