– Dio eterno! Yole in quella abbandonata riconoscevano. Elena, vedendole la veste stracciata, e intrisa di sangue, riputandola morta, con orrenda ansietà le si gettò addosso cercando la parte del cuore per sentire se batteva... egli debolmente sì, ma pure batteva: allora guardò la ferita, conobbe essere leggiera, e sospirò.
Gismonda, corri alla fontana, e porta un po' d'acqua.
Gismonda partiva. – Elena, postasi a sedere su l'erba. si recò in grembo la figlia, la scinse, e le soprappose una mano alla fronte, pietosamente riguardandola. Ella aveva gli occhi chiusi, e non di meno era bella. La luna la vestiva di una luce modesta, e parea godere d'illuminare quel volto, gentile quanto il suo raggio medesimo. – "Povera figlia!" ad ora ad ora diceva singhiozzando: ma allorchè il pianto le ingombrò gli occhi per modo, che più non potesse contemplare quel volto, gli volse al cielo e parlò:
Accettate, Signore, questo sacrificio di lagrime: egli deriva da un'anima profondamente addolorata. Oh! dalla nascita di questa infelice figliuola non ho avuto più un'ora di bene. – Povera Yole! pur troppo tu fosti generata nella sventura,... ma... Dio onnipotente! se voi sapeste che sia per una madre vedere queste guance, su le quali non erano per anco sbocciate le rose della giovanezza, ora a un tratto impallidirsi: che queste membra, non ancora arrivate all'incremento loro, a poco a poco disfarsi, non mi affannereste così. – Povera innocente! La sua anima non conosce il peccato, e pure una pena orribile la turba, le avvelena la vita un secreto tormento, cui ella non può nè allontanare, nè conoscere, perchè Dio si mostra misterioso nei suoi stessi tormenti.
| |
Elena Povera Yole Povera Dio
|