A che vi arrancate, madre mia, per ricercare nel mio spirito la cagione del dolore? Sollevate gii sguardi; – la causa della nostra disperazione scintilla nel cielo...."
Elena sollevò gli sguardi all'orizzonte, e vide, o le, parve vedere, la cometa scuotere minacciosa i suoi raggi. Non ne sostenne l'aspetto, ma riabbassata la faccia passò il suo braccio in quello di Yole, e mestamente silenziosa prese a incamminarsi verso il castello. Le seguitava Gismonda, mormorando a bassa voce una preghiera per la pace allo spirito travagliato delle sue dilette signore.
CAPITOLO QUARTO.
OFFESA.
Che temi, animo mio, che pur paventi?
Accogli ogni tua forza alla vendetta,
E cosa fa sì inusitata, e nuova,
Che questa etade l'abborrisca, e l'altraChe venir dee creder la possa appena...
Sono innocenti i figli? Sieno, – sonoFigli di traditore.
Orbecche, tragedia antica.
Nella parte occidentale del castello del Conte di Caserta era una cameretta remota nella quale nessuno, per quanto fosse ardito, osava di penetrare. I servi, allorchè nella notte faceva bisogno per alcuna faccenda passarvi vicino, commettevano alla sorte la scelta di quello che doveva andare; nè questi apprendeva mai il suo nome senza impallidire; e sebbene si raccomandasse al suo Santo protettore, e si munisse col segno santissimo della fede, pur tuttavia s'incamminava sempre tutto pauroso, senza volgere la testa, a passi accelerati, mormorando un esorcismo. Ciò non accadeva senza forte motivo, imperciocchè la tradizione portasse che quivi fosse stato commesso un molto terribile delitto; e sovente vi udivano pianti, gemiti, ed urla disperate.
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Yole Gismonda Conte Caserta Santo
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