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      Di lì a poco rialzando il volto, s'incontrava di nuovo in colui, che la sua compassione in nessuno altro modo sapeva manifestare fuorchè col sorriso, ed egli di nuovo si volse e guardò il teschio.... poi lui.... e poi il teschio, e da capo lui; nè quel riso cessava.... All'improvviso balzato in piedi, lo afferrò per la gola; e bestialmente feroce lo atterrò, gli pose le ginocchia sul petto, e fece atto di strangolarlo. Ora la vita del Conte di Cerra era giunta al suo fine, dove non lo avesse sovvenuto il caso. Il teschio, smosso dalla sua caduta, balzava a terra mandando un rumore che parve un grido lamentoso, e rotolava fino su gli occhi dell'uomo che lo teneva per la gola: questi, dimentico di ogni altra cosa, lasciava la presa, correva anelo a raccoglierlo, lo guardava attentamente per vedere se si fosse in alcuna parte guastato, e veloce come lampo nella cassetta, e quindi nel tabernacolo, lo riponeva. Intanto il Conte di Cerra rilevatosi si aggiustava le vesti scomposte, mostrando nella faccia livida la paura del passato pericolo.
      Conte di Caserta,
      dopo alcun tempo disse il Conte di Cerra accostandosi all'uscio della camera; "ditemi di grazia: che cosa farete ai vostri nemici, se tale vi comportate con gli amici e fedeli servitori vostri?"
      Anselmo,
      rispose il Conte di Caserta, "vi ho detto io forse che dileggiate la mia miseria, e scherniate il mio dolore, e mi suscitiate nell'anima un'ira più profonda dei miei rimorsi? Doletevi con voi stesso, perocchè conoscete quali passioni imperversino qua dentro:... Da lungo tempo ardono.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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