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      Or dite, via, che io l'ho spento nelle viscere materne, e che la ingordigia di acquistare conduce i moti dell'anima mia! Presuntuoso che siete, rinunciate alla conoscenza del cuore umano!
      Egli vive! Tu lo hai detto.... dunque tu mi hai tradito? Va, Anselmo, va per l'amore di Dio, uccidilo avanti che la notte sparisca.... prevaliti di queste ore di notte che avanzano.... egli.... egli è un monumento di peccato.... egli non è mio figlio.... non è mio figlio.... bisogna che muora.
      Bisogna che viva, Conte di Caserta.
      Da quando in qua ricusa Anselmo di fare il sicario? Lo conoscerò, lo ucciderò io stesso in questa medesima notte.
      – E così dicendo si precipitava verso la porta: gli si parò davanti il Conte di Cerra, e gli disse ad alta voce: "Importa che voi mi ascoltiate."
      Qui cominciava tra loro un velocissimo conversare in tanto basse parole, che appena gli avrebbono potuti sentire alla distanza di quattro o sei passi; ma frequenti e feroci erano i gesti, terribili i volti, romorosi i giuramenti. Alfine parve tutto convenuto tra loro; allora il Conte di Cerra, giubbilando, con quella sua orribile contorsione di volto, domandò: "Messere, che parvene di questo mio ritrovato?"
      E' parmi cosarispose il Caserta "che l'età presenti e le future malediranno, – cosa che il narratore dei casi antichi schiverà riporre nella sua cronaca come troppo favolosa; – cosa in somma che lo stesso Lucifero non avrebbe potuto immaginare maggiore nella sua stessa potenza del male. Il tradimento, e il parricidio, commesso per amore di vendicare il padre, era un pensiero degno di meditarlo il Cerra.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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