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      Rogiero poi, sia che fosse dalla natura di più squisiti sensi dotato, sia che qualche trascuranza fosse avvenuta nel calarlo, si accôrse benissimo del ponte, ma non ne fece sembianza, e tirò innanzi.
      Così dopo ch'egli ebbe con infinite precauzioni trapassato un numero maraviglioso di corridori e di camere, intese una voce diversa da quella del suo conduttore, che in suono assoluto gli disse: "Potete togliervi la benda."
      Obbediva, e lo sguardo tornato al suo ufficio si volse curiosamente d'attorno per conoscere il luogo. Questo però non era singolare in nulla: presentava vastissima stanza fabbricata a volta; in parte illuminata da una lampada, che gettando tutta la luce sopra Rogiero, teneva quasi all'oscuro due uomini sedutisi ad una tavola posta a qualche intervallo da lui. Rogiero guardando se la sua scorta lo avesse abbandonato, si accôrse che su l'entrare di quella stanza se n'era partita. Pose pertanto ogni sua attenzione ai due personaggi rimasti. Le vesti loro apparivano semplicissime; nulla accennava in essi altezza di sangue, ed opulenza di stato; nè altra cosa era osservabile in loro, se non che il volto quasi tutto coperto di un drappo nero. Quegli, che, per quanto, si poteva conoscere, aveva maggiore autorità, si levò da sedere, e stese la mano verso Rogiero in atto di favellare; ma si adoperò invano a profferire parola, chè un subito tremito gl'invase la persona, e ricadde su la sedia dalla quale si era levato. Allora il secondo, quasi volesse prevalersi del suo turbamento, di subito cominciò:


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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