Ma Enrico viveva: Federigo e il suo feroce consigliere erano stati delusi..."
Viv'egli Enrico lo Sciancato?
gridò Rogiero, che ascoltando attentamente questo racconto non potè reprimere un moto di meraviglia.
Troppo duro sarebbe, o figliuol mio, lo stato nostro quaggiù, se la pietà profonda che ne regge non ci fosse stata cortese di alcuno di quegli spiriti compassionevoli nati a temprare i misfatti, pei quali di giorno in giorno la nostra stirpe scellerata aumenta il tesoro della vendetta di Dio. Uno di questi bennati pose la Provvidenza a lato del consigliere di Federigo, e volle che in lui ogni sua fede riponesse: a questo furono gli atroci misteri svelati: a questo fu dal consigliere imposto che si trasferisse in Puglia; quivi col laccio, col ferro, o in qualunque altro modo, s'ingegnasse di spegnere Enrico, e poi in tutta fretta ne recasse in corte la nuova. Partiva il messo; con la nuova della morte di Enrico tornava, ma Enrico era stato salvato.
Oh! che possa essere io il primo ad annunziarlo a Manfredi; certo grande gioia sarà quella del Re a tanto grata novella!
interruppe Rogiero.
E il figlio pure dell'infelice Enrico,
continuava senza badargli l'uomo misterioso "da crudele ambizione perseguitato, fu sottratto alla morte, surrogando in sua vece il cadavere di altro fanciullo defunto per naturale malattia."
E vive egli?
domandò Rogiero.
Vive.
Perchè dunque non palesarlo a Manfredi?
Perchè il tradire la innocenza frutta il disprezzo degli uomini, e l'ira di Dio.
Manfredi lo restituirebbe in reale condizione.
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