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      Pensate dunque qual fiero spettacolo voi dovrete sostenere. – Lo stato di debolezza in che adesso vi scorgo, mi fa grandemente temere per la prova alla quale siete chiamato. – Se non volete subirla, sta in voi. La vista del padre moribondo è più angosciosa di quello che cuore umano possa soffrire.
      Tutto questo discorso fu fatto dal primo favellatore, il quale ad ogni periodo si soffermava, quasi per godere della impressione dolorosa che faceva nell'anima di Rogiero.
      Tacete, uomo spietato,
      riprese questi: "se le vostre parole sono profferite da voi per gioire del mio affanno, la vostra perfidia non è cosa mortale; se per consolazione dell'anima afflitta, siete il meno destro confortatore di quanti vissero al mondo. Tacete, ve ne prego. Pur troppo io conosco quanto questa amarezza contristi! Io era nato per amare, e per quanto si fossero moltiplicate al mio sguardo le cose che si amano, esse non avrebbero potuto esaurire giammai quell'immenso affetto che nascendo sortii. E pure io non conobbi padre, nè madre, nè consorte, nè amico, cui indirizzare il desio dell'anima mia. Questo fuoco, non trovando modo a svilupparsi, ha consumato il principio che doveva alimentarlo. Era rimasta una sola scintilla, e questa deve brillare un momento, come la meteora della notte, e morire.... Muora, ma brilli. Sento che in questa notte io devo affatto mutarmi, sento avvicinarsi un tormento inudito finquì; già mi si abbrividiscono le carni, le viscere mi si dirompono, e questi travagli derivano dalla immaginazione soltanto!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Rogiero