... Proviamo fin dove l'uomo può patire, e il destino perseguitare: proviamo, che sia la voce di un padre su l'anima del figlio, comunque voce di padre moribondo."
Agitato da profonda passione, mosse contro cotesti uomini, che gli stavano davanti; e benchè tacesse, parve minacciarli, dove non lo avessero celermente condotto all'oggetto del suo desiderio. Quei due si levarono tosto, ed avendogli fatto cenno di rimanere un poco, s'incamminarono alla estremità della stanza opposta all'uscio pel quale era entrato Rogiero. Per via uno di loro parlava all'orecchio dell'altro: "Io da qui innanzi, Conte di Caserta, amo avere la vostra approvazione. Che parvi dunque del mio operato?"
Guarda se la misericordia di Dio è grande.... pure tu mi appari più scellerato assai che egli non sia misericordioso.
E sì che le mie parole suonarono religione, e virtù.
Tanto è vero, che non si dà momento in cui Satana si mostra così terribile, come quello in cui si veste da Santo.
Troppa grazia,
rispose sorridendo il Conte della Cerra; e cavata una chiave, schiuse una porticella assicurata da forti sbarre di ferro. Ciò fatto, vi sporse il capo e chiamò: "Gisfredo! Gisfredo!" – Dopo poco tempo comparve una testa, poi le spalle, e il petto di un uomo, come quando ascendiamo una scala. Il Conte della Cerra gli si fece all'orecchio; lo domandò di alcuna cosa, alla quale avendo egli risposto col cenno del capo affermativamente, si volse a Rogiero, e disse: "Potete avanzarvi."
Accorse Rogiero, e senza esitare si cacciò giù per la scaletta strettissima.
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