Prometteva Federigo lasciare la cittą intatta; avutala, comandava ai Pavesi la distruggessero. I cittadini sotto rigido cielo, in rigida stagione, andavano pietosamente tapinando. Il loro venerabile Abate di Bagnolo, mediatore del trattato, afflitto per tanto tradimento, si lasciava morire di affanno.
Federigo, ricevuta la corona reale a Pavia, s'indirizza a Roma. Adriano IV, in quel tempo surrogato ad Anastasio IV, cominciava il suo Pontificato con atto di rigore: trovando apertamente contraria ad ogni suo comando o consiglio la cittą di Roma per le prediche di Arnaldo da Brescia, la scomunicava. I Romani, per liberarsi dallo interdetto, pregarono Arnaldo volesse in qualche parte allontanarsi. Questi, cedendo ai tempi, si riparava in Otricoli, castello dei Conti di Campania. Adriano lo voleva morto, e di vero egli non era uomo da lasciarsi vivo: di anima ardente, di maschia eloquenza; nel sembiante, e pił nei costumi, severo; innamorato dell'antica libertą, che i suoi contemporanei non sapevano nč volevano conoscere; dopo avere ascoltato a Parigi le lezioni del famoso Pietro Abelardo, si dette prima in Brescia, poi in Roma, a declamare contro i costumi dei chierici, in quei tempi infelici pur troppo, e con gemito degli stessi romani Pontefici, tralignati: predicava gli ecclesiastici non dovessero possedere beni terreni, non temporale dominio; non averlo ritenuto San Piero, e San Lino, anzi proibito espressamente Gesł Cristo; le citazioni di Tito Livio mesceva con quelle dell'Evangelo; Camillo e Scipione con San Pietro e San Paolo; sacro e profano, ogni cosa a rifascio.
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