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      Adriano adesso lo chiedeva a Federigo: questi, che desiderava essere coronato dal Papa, arresta il Barone presso cui riparava Arnaldo, e lo costringe a consegnargli quel male arrivato. Cinto da numerosa milizia s'incamminava Arnaldo a Roma per ricevere, come malfattore, la pena sul luogo del delitto. S'innalza il rogo, si sottopone la fiamma.... cresce.... gli avvampa le vesti.... gli abbrucia le piante.... E dove è il popolo, che Arnaldo voleva far grande? – Il fuoco gli consuma il corpo: i suoi occhi, disperati di umano soccorso, si affissano ai firmamento: il firmamento non si muove: egli è fatto cadavere.... polvere.... E dove è il popolo, che Arnaldo voleva far grande? – Si raguna la cenere; si disperde al vento: il popolo accorre, urla, schiamazza, e vuole salvarlo. – Oh! come burlevole saresti, umana razza, se tu non facessi così sovente piangere!
      Federigo, andando a Viterbo, incontra il Pontefice Adriano nei campi di Sutri. Era costume che i Regnanti Incontrando il Pontefice gli si prostrassero, gli baciassero il piede, gli tenessero la staffa, e la Ghinea per lo spazio di nove passi romani gli conducessero. Lo Svevo, sdegnando coteste cerimonie, si fa arditamente incontro ad Adriano, che lo respinge, e gli nega il bacio della pace. I Cardinali spaventati fuggono a Civita-Castellana: una aperta rottura sembrava imminente, allorchè Federigo, mosso dall'esempio di Lotario II, si dispone fare a Nepi quello che aveva ricusato a Sutri, e così pacificato col Papa s'incamminano insieme alla volta di Roma.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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