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      Istruì eziandio pratiche con Alessandro, perchè ad esempio di Papa Zaccheria, che rimosse Childerico dal trono di Francia, deponesse Guglielmo, e lui in sua vece costituisse. Alessandro, conoscendo la malvagità di Maione, ributtò il trattato. Non per questo si rimase l'Ammiraglio, che anzi, considerando come fossero di grave impedimento ai suoi disegni Roberto Conte di Loritello, Simone Conte di Policastro, e Roberto Principe di Capua, signori riputatissimi, e parenti del Re, si accostò ad Ugone Arcivescovo di Palermo, uomo anche egli avido di dominio, e abbindolatolo con infinite promesse, gli scoperse i suoi segreti pensieri, e lo indusse a giurare, che in ogni fortuna, per quanto fosse stato in lui, lo avrebbe sostenuto. Intanto il Re Guglielmo stavasi chiuso nel suo palazzo di Palermo, sospettoso della lega che correva voce avessero stretto a suo danno gl'Imperatori Federigo Barbarossa, ed Emanuelle Comneno: dubitava della fede dei suoi Baroni; dubitava dei parenti, di sè medesimo dubitava. Maione conobbe essere giunto il tempo di rovinare gli odiati nemici, che con altrettanto odio lo ricambiavano. Cominciò da Roberto di Capila, che in quel torno dimorava a Sorrento; da prima lo mostra quale uomo pericoloso alla pace del Regno; vedendo che le parole trovavano tenero nell'animo di Guglielmo, lo accusa di ambiziose macchinazioni, finalmente di segrete intelligenze col nemico. Si spediscono genti ad arrestarlo. Roberto, avvertito in buon punto, si parte di Puglia, e con molti seguaci ripara negli Abruzzi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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