Malgrado i patti poco tempo innanzi conclusi con Milano, non volle eccettuarla dalla decisione della Dieta; mandava un Vicario a reggerla; questi tutto rotto di battiture gli tornava in breve, cacciato a vituperio dalla città. Federigo, convocata una Dieta ad Antimaco, mette i Milanesi al bando dell'Impero. I Milanesi si uniscono ai Cremaschi, ed apparecchiano le difese. L'Imperatore assedia Crema. Diremo noi la nefanda strage commessa da Federigo di quanti prigioni gli venivano in mano? Diremo come facesse appendere vivi moltissimi ostaggi cremaschi intorno ad una torre per muoverla sicura contro la città, e come i padri di cotesti infelici, fermi di salvare la patria, urlando disperatamente, lanciassero sassi ed armi, per respingerla con la morte della propria prole? La torre fu bene costretta a indietreggiare, ma lurida di sparse cervella e di sangue, – ma maladetta per generosi parricidii.... Diremo come tanti sforzi tornassero vani, e come la città fosse tradita, arsa, distrutta? No, esponiamo, se non più glorioso, meno lagrimevole fatto alle armi italiane. Correva il 9 agosto 1160, allorchè Federigo sapendo che i Milanesi si erano messi in campagna, accorse a guerreggiarli con Novaresi, Pavesi, Comaschi ed altri infiniti. La fortuna gli fu di tanto cortese che gli venne fatto di circondarli: ormai pareva non potessero sfuggire l'universale esterminio. I Milanesi, nulla per questo caso sbigottiti, divise in due le milizie, attendono battaglia. Federigo comincia un furiosissimo assalto; le masnade romana e orientale, duramente percosse, piegano e fuggono; egli le incalza, giunge al Carroccio, ne uccide di propria mano i bovi, e rapisce il gonfalone.
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