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      La plebe taceva; i più prudenti prevalendosi del tempo ragunano quanto più possono danaro, ne caricano una barca, che, guidata da gente esperta ed ardita, passa a salvamento per le galere veneziane, giunge a Guglielmo Marchesella, capo dei Guelfi di Ferrara, e lo sollecita di affrettarsi al soccorso. Intanto la fame diventava incomportabile in Ancona. Usciva una nobile donna dalla casa di certa vicina, dove l'aveva condotta il bisogno a ricercare un po' di pane per sostentarsi, e nudrire col latte un bambinello che si recava in braccio, – e non lo aveva trovato; – egli era rigoglioso e bello; stava assopito col capo mollemente appoggiato alla spalla della madre, che con pietà lo sogguardava. Si sveglierà quell'innocente, nè troverà nel suo seno alimento che valga a nudrirlo! – I passi della madre sono tardi e mal sicuri; all'improvviso inciampa in qualche cosa, che le si pone tra i piedi:... era un soldato che giaceva sfinito dalla fame; ella lo scuote, e gli dice: "Da molti giorni io mangio cuoio bollito, e il latte è presso a mancare al mio fantolino; àlzati nonpertanto, e se nelle mie poppe trovi di che sollevarti, confortati per la difesa della patria." Innalza i pesanti occhi il soldato. vede la gentildonna, la vergogna gli riconduce il vermiglio sul volto, e sostiene quel corpo estenuato; sorge, si lancia contro i nemici, alquanti ne uccide, e cade trafitto sul campo.
      Guglielmo Marchesella, co' danari di Ancona ragunate genti e vettovaglie, arriva a Falcognara, quattro miglia distante dalla città assediata.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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