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      Ora si manifesta il suo feroce talento: fatti prendere tutti coloro che avevano parteggiato per Tancredi, ordinò che sul capo loro si ponessero corone di ferro infuocate, e con chiodi roventi vi si conficcassero. Riccardo Conte di Acerra, caduto in suo potere, fu strascinato a coda di cavallo, poi appiccato pei piedi; nè mai, finchè visse quel crudele, consentì che si rimovesse dallo infame patibolo. Margarito Grande Ammiraglio ebbe gli occhi divelti, i genitali recisi. I Genovesi e i Pisani non solo delle cose promesse non soddisfece, ma ben anche della buona fede loro schernì. Poi, come se infierire contro i vivi fosse poco, volse il suo furore contro i morti. Fatti disseppellire i cadaveri di Tancredi e di Rogiero, strappò loro con rabbia la corona reale dal capo. Le sue crudeltà e rapine di tanto si aumentarono, che il Papa gli spedì un Legato per farle cessare; egli poi non pure non le cessò, ma anzi le accrebbe, e, con infinito dolore dei Palermitani, tutti i tesori dei defunti Re, i vasi di oro e di argento, le tavole, le lettiere dello stesso metallo, i panni tessuti di seta, di porpora e di oro, con infinite altre preziosità mandò in Germania. In questo lo arrivava la mano della morte: fatto odioso ai sudditi, ed alla sua stessa moglie Gostanza, si narra, che, per veleno da lei medesima propinatogli, morisse in Messina il 28 settembre 1197. Rimasta Gostanza assoluta Regina, inviava deputati al Pontefice, affinchè consentisse che il cadavere dell'Imperatore si sotterrasse in sacrato, e la investitura del Regno al suo figliuolo Federigo concedesse.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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