Ma quand'anche queste ragioni non mi giovassero, non si creda mica, ch'io non ne abbia in pronto molte altre, e gravissime tutte. Potrei allegare per la prima quella che parmi, ed è la principale di ogni altra, – il piacere mio; poi per seconda, che la presente generazione ha l'anima assetata di tutti que' libri che si distinguono col nome di Vite, e di Storie. Non ho detto subito Storie, perchè in oggi non è il libro che fa il titolo, ma il titolo il libro; e storia ormai non sappiamo più che cosa ella sia, in grazia di que' tanti volumi di fatti ricavati all'impazzata da opere oltramontane, e oltramarine, male connessi, male esposti, e peggio narrati: volumi che nulla hanno d'italiano, nè il senno, nè la civiltà, nè la lingua; volumi che la stessa ignoranza guastano, facendola incapace di mai più istruirsi, o, quello ch'è peggio assai, dal proprio mal talento, dalla invidiosa mediocrità, e dalla implacabile presunzione, seminano odio, mietono ignominia, eterno riso dei nemici stranieri. Benedetta sia sempre quella nudità della mente che cerca, e può acconciamente imparare; maladetta la ignoranza presuntuosa e maligna, e cui la fomenta. – Ai tempi di Elisabetta Regina d'Inghilterra costumavano le dame aggirarsi per le vie con un lungo strascico di seta; oggigiorno le anime vanno a processione pel mondo con uno strascico sperticato d'ignoranza ribalda: ogni tempo ha le sue usanze! Elisabetta con una legge suntuaria ridusse gli strascichi di seta a due sole braccia; ma la ignoranza si ride delle leggi, e dei legislatori, e salta quanto vuole saltare, e urla quanto vuole urlare, chè non v'è prigione che la tenga, nè birro che la leghi; e ti misura a passetto quattro tomi o sei di Memorie storiche, o libri altri cotali.
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