I baleni si succedevano con tanta rapidità da sembrare un incendio continuato. Spesso i cavalli balzarono indietro spaventati; i cavalieri, comunque usi a vedere la morte, si facevano il segno di salute, e si raccomandavano a Dio, perocchè lo spettacolo della natura sconvolta spaurisca assai più dell'aspetto della morte. Qual fu in quell'ora l'anima di Manfredi? Se i suoi compagni avessero potuto fissarlo in volto, avrebbero conosciuto dalla penosa contrazione dei muscoli, dagli occhi smarriti, dal sembiante disfatto, che nel suo cuore passava una tempesta più fiera di quella che sovvertiva in quel punto e cielo e terra. Ma essi stavano troppo preoccupati per la propria vita, onde fare coteste osservazioni; e la voce di Manfredi non tremava, anzi ora gl'incoraggiva, ora con qualche bel motto gli rallegrava. Disse un antico filosofo, non so con quanta convenienza di senno, che l'uomo onesto in fondo della miseria è cosa degna degli Dei: io per me penso, che un grande scellerato, il quale senta tutto lo inferno del rimorso, e sollevi la fronte baldanzosa e serena, sia non il più bello, certo bensì il più maraviglioso spettacolo della umana natura. – Così camminarono una lunga via: si squarciò l'orizzonte rovesciando sopra la terra torrenti di fuoco; le case più lontane ne furono illuminate; Riccardo maestro di caccia esclamò: "Coraggio, coraggio, cavalieri, ecco qui presso il ricovero."
Quale?
domandarono tutti.
Non avete veduto la casetta che vi sta dal manco lato a breve distanza?
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Dio Manfredi Manfredi Riccardo
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