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      ... Oh! quando poi c'entra il veleno, si muore anche dell'età del Re Corrado...."
      Santa Vergine! questo è un fulmine,
      disse Manfredi segnandosi.
      Messer sì....
      soggiunse Riccardo. "Raccontano molti, e l'ho inteso sovente dalla propria bocca di mio padre, buona memoria, che rammentando i morti dopo la mezza notte sogliono talvolta apparire.... ma io non ho paura.... io.... E perchè dovrei averne?... per quanto mi venne dato, l'ho servito fedelmente sempre, in vita o in morte. Quantunque comprendessi benissimo, che la preghiera di un pover'uomo come sono io possa poco o nulla giovare alla grande anima di uno Imperatore, pure per quello che può valere le ho detto, e le dico la mia orazioncella. Insemina, se ora comparisse in mezzo di noi, io non avrei paura.... no, non avrei paura...." e tutto timoroso si guardava d'intorno. "E voi, messere il Principe?"
      Manfredi non potendo più sopportare quelle parole. si fece alla porta, guardò il cielo, poi chiamò i compagni e disse: "Mi pare che si metta al buono."
      Certamente si mette al buono;
      rispose Riccardo "tra mezz'ora non cade più pioggia.... ma vedete come è mutato il vento!... come tirano di lungo que' nuvoloni neri neri! – La tempesta va verso Napoli.... Pazienza! là si trovano tanti buoni Santi, che ne avranno cura; ma qui non c'è prete che valga a esorcizzarla. Guardate in là, messere il Principe, come fa chiaro. Oh! ne abbiamo avute ben altre di queste nottate con l'augusta Serenità di vostro...."
      E sarebbe bene, Riccardo, che voi andaste con un po' di strame, se ne trovate, altrimenti col mio mantello, ad asciugare i cavalli.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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