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      – La speranza, che siede ultima al capezzale del moribondo, e si mostra ai suoi occhi, quando anche velati dalla nebbia della morte non giungono più a discernere le care sembianze dei parenti e degli amici.... la stessa speranza aveva abbandonato quel cuore. Quando gli anni accumulandosegli sopra la testa mutarono in bianchi i suoi biondi capelli, non più l'anima e le carni gli tremarono al suono che faceva la porta volgendosi sopra i cardini, nè ad ogni tocco sul serrame che la sbarrava stimò giunta la mano pietosa che doveva ricondurlo a godere della faccia del cielo. – Disperato gittò via cotesto istrumento, che insegnandogli a distinguere lo affanno glielo rendeva più insopportabile e più lungo; – amò considerarlo come una gran giornata di travaglio, di cui la notte doveva trovare nella morte. – E di vero la luce non iscompartiva i suoi giorni. Dal punto in ch'ei fu posto in carcere non aveva più veduto l'aspetto dell'orizzonte, nè pure dalle inferriate; – e poichè il suo giorno era tenebra, doveva immaginarsi la sua morte nel nulla. – Divenuto affatto insensibile, stette come cosa inanimata ad aspettare il momento dall'ordine delle cose destinato alla sua estinzione. Almeno gli fosse rimasto il coraggio di porre fine a tanto compassionevole esistenza! Questo pensiero, che vuole per la sua esecuzione tutte le potenze dell'anima, gli sorse in mente, allorchè avvilito dalla sventura ricercò invano nelle passioni dei tempi trascorsi un avanzo, che valesse a restituire le membra agli elementi, variando forma alla sua materia.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Disperato Divenuto